Sotto il dominio normanno la città di Trani godette, insieme alle altre comunità pugliesi, di una maggiore autonomia rispetto al centralismo del governo Bizantino. I tranesi si unirono alle frequenti ribellioni contro i sovrani d'Altavilla, venendo però sconfitti sia da Ruggero II nel 1134 che, definitivamente, dal suo successore, Guglielmo il Malo, che nel 1156 punì duramente la città insieme alle altre ribelli pugliesi, tra cui Bari che venne quasi completamente distrutta.
Tuttavia in città fiorì il commercio di frumento e di olio, destinato ai porti di tutto l'Adriatico, in particolar modo verso la costa dalmata e Venezia. Il porto, la cui naturale insenatura lo rendeva un punto d'approdo strategico per la protezione delle navi, divenne uno dei principali punti d'imbarco per i crociati in partenza verso la Terrasanta. A testimonianza della prosperità economica raggiunta dalla città vi sono la costruzione della maestosa Cattedrale e gli Ordinamenta Maris, promulgati ufficialmente nel 1063, che rappresentano il primo esempio di codice marittimo nel Mediterraneo. La città era anche sede di un "ospitale" dei cavalieri Templari, con annesso imbarcadero e una magnifica chiesa.
L'apice della prosperità venne raggiunto sotto la dominazione sveva: Federico II concesse numerosi privilegi commerciali e amministrativi alla città e promosse la costruzione di nuove fortificazioni, il Castello, nel 1233, e la nuova cinta muraria, che protesse l'intera insenatura del porto e promosse l'espansione urbanistica della città, che fino ad allora era di poco cresciuta al di là delle antiche mura longobarde. L'imperatore svevo concesse inoltre libertà di culto agli ebrei, che a Trani formavano una prosperosa comunità.
Manfredi, figlio di Federico, continuò l'opera del padre, concedendo il permesso di aprire logge e fondaci alle principali città marinare, tra cui le repubbliche marinare di Amalfi[8], Genova, Venezia e Ragusa: le ultime due insediarono in città anche i loro consoli. Tra le comunità che popolarono Trani in quel periodo, degni di menzione sono i mercanti di Ravello, che si insediarono in una strada a ridosso delle antiche mura, chiamata in loro onore "ruga Ravellensium"; numerosi banchieri fiorentini aprirono inoltre loro sportelli in città.
Testimonianza dell'importanza raggiunta da Trani in questo periodo storico e della predilezione dei sovrani per la città è il matrimonio di Manfredi con Elena Ducas (1242 - Lucera, 1271) figlia del despota d'Epiro Michele II, il 2 giugno 1259, imitato dal suo successore Carlo I d'Angiò, che sempre a Trani sposò nel 1266 Margherita di Provenza.
La presenza di un notevole insediamento ebraico contribuì in modo determinante alla prosperità tranese: la comunità animava infatti i commerci e gli studi e rappresentò per lungo tempo il maggiore insediamento dell'Italia meridionale. La comunità ebraica tranese si ingrandì soprattutto grazie alle espulsioni dei loro correligionari dagli altri stati, come la Castiglianel 1144 e la Francia nel 1182. La distruzione di Bari ad opera diGuglielmo il Malo favorì il trasferimento degli ebrei baresi in Trani, che si apprestava a diventare l'epicentro delle attività commerciali in Puglia.Gli ebrei si insediarono nella Giudecca, quartiere sito nella parte orientale del borgo antico e collegato al porto: proprio la via che scende al porto è denominata tutt'oggi via Cambio, in memoria dei banchi di cambio della comunità ebraica, oltre che di amalfitani e ravellesi. Nella Giudecca erano presenti ben 4 sinagoghe, di cui si sono conservate la sinagoga 'Grande' - poi chiesa di S.Anna ed oggi Museo - e la sinagoga di Scola Nova. Un importante ritratto della situazione degli ebrei in città lo offre Beniamino di Tudela, che facendo tappa a Trani durante il suo viaggio, censì la comunità ebraica in 200 famiglie, dedite in attività sia commerciali che artigianali, come ad esempio tintorie e produzione di vasi.La comunità ebraica venne tutelata sia dai sovrani normanni che da quelli svevi: con l'arrivo degli Angioini la situazione peggiorò, con nuove imposizioni di tributi e soprattutto favorendo le conversioni al Cristianesimo. L'annichilimento della cultura e delle tradizioni ebraiche conobbe il suo apice durante il regno di Carlo III di Durazzo, che fece trasformare le 4 sinagoghe della Giudecca in chiese cristiane.Sebbene la comunità si fosse in qualche modo conservata, come dimostrano gli statuti municipali concessi da Re Ladislao nel 1413, che prevedevano la presenza di due cittadini neofiti nel consiglio della città, solo con l'arrivo di Alfonso d'Aragona si riebbe l'antica tolleranza religiosa e la comunità venne rimpinguata grazie agli ebrei in fuga dalla Spagna. La comunità ebraica sopravvisse in città fino al 1541, quando Carlo V decretò la definitiva espulsione degli ebrei dal suo regno.Una nuova comunità ebraica è stata istituita nel 2004.
Con l'arrivo degli Angioini e la fine delle Crociate, la città conobbe un primo periodo di crisi, al quale alcuni sovrani del Regno di Napoli fecero fronte con la concessione di alcuni privilegi, come l'istituzione di diverse fiere commerciali e interventi di riparazione per il porto. Proprio nel XIV secolo, la città perse per alcuni anni lo status di potestà demaniale e venne concessa in feudo, per l'unica volta nella sua storia, al capitano di venturaAlberico da Barbiano dal 1383, riguadagnando lo storico privilegio di essere sottoposta solo al sovrano nel 1409. Il XV secolo vide una breve ripresa commerciale, grazie all'arrivo degli Aragonesi e alla breve dominazione veneziana, dal 1496 al 1509.Durante il secolo successivo si ebbe l'inesorabile declino delle attività commerciali marittime: oltre alla perdita d'importanza delle rotte commerciali nel Mediterraneo a causa della scoperta delle Americhe, la città non riuscì a porre rimedio al progressivo insabbiamento del porto, legato all'accumulo di detriti portati dalle acque torrentizie nell'insenatura naturale e all'attività della lavorazione del salnitro, che si svolgeva nella parte meridionale dell'insenatura. Il ritorno degli Aragonesi inasprì la crisi anche grazie alla definitiva espulsione degli Ebrei, che da sempre avevano costituito un potente fulcro economico nella società tranese, tanto è vero che ci è stato tramandato dal Medioevo un detto significativo, attribuito a Federico II ma probabilmente posteriore, che dice: Fugite Tranenses, ex sanguine Judae discendentes; che tradotto significa: “fuggite i tranesi poiché il loro sangue discende dagli ebrei”.Tuttavia la città quasi contemporaneamente, iniziò ad investire un ruolo prestigioso nel campo giuridico. A tal proposito è da sottolineare l'importanza sempre crescente assunta nel tempo dalla città. Per far fronte alla grave crisi del XVI secolo, i sovrani spagnoli sancirono l'insediamento della Sacra Regia Udienza, l'equivalente di una attuale Prefettura, nel 1586. L'evento diede vita a nuove prospettive di sviluppo economico e sociale della città la quale da centro marinaro e commerciale diventò anche centro principale, amministrativo e culturale della terra di Bari. La Sacra Regia Udienza fu ufficialmente insediata nel Castello Svevo e Trani divenne ufficialmente "capoluogo di Terra di Bari", primato che detenne per oltre 200 anni. Da allora la città divenne residenza di molti nomi illustri, avvocati,funzionari e magistrati, i quali vi si stabilirono portando con sé anche le loro famiglie delle quali conosceremo i Festa, i Manfredi, i Beltrani, ecc. Tali famiglie arricchirono Trani di tesori d'arte, preziose biblioteche e sontuosi palazzi. La città visse quindi un periodo di grande fioritura culturale grazie alla sua funzione politica, ritrovando così parte del suo splendore soprattutto nel XVIII secolo, durante la dominazione dei Borbone.
Dopo la proclamazione della Repubblica Napoletana, alcuni cittadini ispirati dagli ideali liberali della nuova repubblica tentarono di prendere il controllo della città: il Sindaco e gli eletti vennero dichiarati decaduti e il 3 febbraio venne piantato, di fronte alla chiesa di San Francesco, l'albero della libertà, nel luogo denominato oggi Piazza Libertà in memoria di quegli avvenimenti. Alcuni cittadini però si opposero, abbattendo qualche giorno dopo l'albero e proclamando la loro fedeltà al Re: i reazionari occuparono i punti strategici della città e il porto, procedendo all'arresto dei cittadini repubblicani e attendendo il ritorno dei Borbone, coadiuvati dalla flotta russa.Nel frattempo l'esercito francese era giunto in Puglia per riconquistare le città ribellatesi alla Repubblica, tra cui Andria, San Severo, Trani. I reazionari tranesi respinsero per ben otto volte la richiesta di resa avanzata dal generale francese Broussier, e per tutta risposta tra il 25 e il 29 marzo massacrarono tutti i 35 detenuti politici repubblicani rinchiusi nel Castello e diversi cittadini ritenuti loro fiancheggiatori. Il 30 marzo la città venne assediata dalle truppe francesi, capitolando dopo appena un giorno di assedio e di cannoneggiamento. Bloccata ogni possibile via di fuga anche con un blocco navale, i francesi assaltarono la città il 1º aprile, saccheggiando la città che venne in gran parte bruciata e distrutta. Molti abitanti furono massacrati, compresi molti esponenti delle famiglie nobili come i di Lernia, Bianchi, di Feo, Bassi, Palumbo e Moscatelli: si stima che quel giorno morirono almeno 500 cittadini, mentre il fumo degli incendi era visibile dalle città vicine. Le navi francesi non esitarono a sparare con i cannoni sui pescherecci dei cittadini in fuga e a catturare e a fucilare diversi cittadini sfuggiti al blocco navale e sbarcati in approdi ritenuti più sicuri.Il giorno dopo i francesi presero il controllo della città, con il generale Broussier che emanò un proclama di perdono per i cittadini insubordinati. Le truppe francesi si ritirarono dalla città qualche settimana dopo, permettendo il 16 maggio la restaurazione del dominio borbonico.
Trani ebbe lo stato di capoluogo fino all'era napoleonica, questo le venne tolto da Gioacchino Murat in favore di Bari (1808): la città perse così il suo ruolo di capoluogo mantenuto per più di due secoli.Dal 1815 al 1860 la città fu impegnata nella ripresa del suo primato giudiziario. Fino al 1923Trani mantenne comunque, il suo primato di grande centro culturale e politico. È stata sede di tribunali civili e criminali con giurisdizione su tutta la provincia e, dal 1861 al 1923, della Corte d'Appello dell'intera regione pugliese.Trani è oggi un comune membro dell'organizzazione internazionale Città slow, fondata in Italia in favore di un rallentamento delle frenetiche dinamiche moderne e per una migliore qualità della vita. Nel XXI secolo la città ha ritrovato la comunità ebraica, divenuta una delle più importanti d'Italia.
Fonte: WIKIPEDIA